Chirurgia ricostruttiva: che cos’è e perché si esegue
Usare poco e male lo spazzolino ed il filo interdentale può avere pesanti conseguenze sulla nostra dentatura.
La più preoccupante è la malattia parodontale, nota come piorrea che colpisce oltre la metà degli abitanti dei paesi industrializzati, il 20% dei quali in forma grave.
La malattia del parodonto, sia marginale che profonda, si caratterizza per una evoluzione piuttosto variabile nei tempi e nelle modalità. Essa comprende un gruppo ampio di fenomeni che colpiscono i tessuti di supporto del dente (gengive, legamento parodontale, osso), e che possono portare alla loro degenerazione.
La malattia del parodonto: cause e tipologie
Le cause di questa malattia possono essere molteplici:
- locali: infiammazioni, fattori irritativi come il tartaro, traumi da occlusione.
- sistemiche: diabete, leucemia, carenze proteiche, vitaminiche e di sali minerali.
Inoltre possiamo classificare questo tipo di malattia in due tipi.
- La parodontopatia da disuso si presenta qualora vi sia la mancanza dell’elemento dentale antagonista con conseguente estrusione del dente. La situazione si aggrava con l’accumulo di tartaro ed infezione dei tessuti del parodonto.
- La parodontopatia presenile si manifesta dopo i 40 anni: alla recessione delle gengive si accompagna un riassorbimento dell’osso.
Il rischio più grave, qualora l’intervento sulla malattia sia tardivo, è quello della perdita di uno o più elementi dentari.
Con la gengivectomia si asporta chirurgicamente la parte della tasca e si favorisce la riepitelizzazione.
Gli interventi odontoiatrici vengono eseguiti in anestesia locale: si ottiene una temporanea interruzione funzionale di alcune fibre nervose con conseguente desensibilizzazione limitata di un territorio. Controindicazione assoluta all’ anestesia è l’accertata intolleranza al farmaco e la sensibilità allergica, che si può determinare in pazienti già sensibilizzati. Controindicazioni relative sono diabete mellito, gravidanza; nell’allattamento andrebbe fatta subito dopo la poppata. Nelle affezioni cardiovascolari l’anestetico non deve contenere vasocostrittori.
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